Nel pomeriggio di giovedì 19 gennaio, un gruppo di soci iscritti al Collegio Ingegneri Venezia ha partecipato alla Visita Tecnica al Ghetto di Venezia.
Il gruppo è stato accolto dal Presidente della Comunità Ebraica di Venezia, prof. Dario Calimani, che ha brevemente ricordato la storia del Ghetto Ebraico di Venezia, antico di oltre cinquecento anni, essendo stato fondato nel 1516. All’epoca gli ebrei a Venezia erano circa settecento, e furono costretti a radunarsi per vivere nell’Isola del Ghetto Novo, un luogo periferico e degradato. All’isola si accedeva attraverso due ponti, muniti di cancelli che venivano chiusi durante le ore notturne.
Dopo il saluto del Presidente, l’architetto Alessandro Pedron, direttore dei lavori di restauro del museo del Ghetto, ci ha illustrato il progetto e lo stato dei lavori. Si tratta di un intervento di grande rilevanza, del costo di circa 8 milioni di euro, che riguarda la totale ristrutturazione del museo, prevedendo il consolidamento statico, le dotazioni di tutte le moderne strutture per la sicurezza, l’impiantistica e per la climatizzazione. Tutti i lavori vengono svolti in continuo accordo con la soprintendenza: infatti gli interventi riguardano un tessuto edilizio antico, fragile e prezioso, soggetto a vincoli architettonici e artistici molto stringenti. Il programma dei lavori prevede la loro conclusione alla fine del 2025, quando il museo potrà essere riaperto al pubblico.
Si passa poi alla visita del cantiere, che si presenta in piena attività. Impressionano la mole e la complessità delle dotazioni impiantistiche, e le soluzioni innovative trovate per coniugare le più moderne tecnologie con la necessità di rispettare le antiche strutture. All’interno del percorso museale sono comprese ben tre sinagoghe: la Sinagoga Tedesca, risalente al sedicesimo secolo, di forma ellittica, rappresenta il più antico luogo di culto ebraico a Venezia; il pavimento presenta importanti avvallamenti dovuti ai cedimenti delle fondazioni sul lato del canale avvenute nel corso dei secoli e ormai stabilizzate. Il matroneo, la boiserie e le decorazioni del pulpito conferiscono alla sinagoga un aspetto raccolto e prezioso. Poi abbiamo visitato la Sinagoga Canton, anch’essa incastonata all’interno del percorso museale. A causa dei lavori purtroppo non è stato possibile visitare la Sinagoga Italiana. Le sinagoghe all’interno del museo non sono normalmente fruite per le funzioni religiose, ma vengono utilizzate soltanto in occasioni particolari. Le funzioni religiose sono regolarmente tenute nelle due sinagoghe situate nel ghetto vecchio: la Sinagoga Levantina e la Sinagoga Spagnola, che abbiamo visitato successivamente.
La Sinagoga Levantina, riccamente decorata, viene utilizzata per le funzioni durante il periodo invernale, in quanto dotata di sistema di riscaldamento, mentre durante il periodo estivo le funzioni si svolgono nella Sinagoga Spagnola, la più vasta delle sinagoghe veneziane, realizzata a metà del millecinquecento, e ricostruita verso la metà del milleseicento da Baldassarre Longhena o dalla sua bottega. La grande sala è ornata con sculture lignee, tra cui un’elegante balaustra semicircolare con colonnine finemente lavorate che delimita la zona dell’Arca Santa. Anche in questa sinagoga un matroneo corre tutt’intorno alla sala.
Una visita davvero interessante, per la quale ringraziamo la Comunità Ebraica e l’architetto Alessandro Pedron, che con grande competenza ci ha fatto da cicerone durante la visita.
ECCO LE FOTOGRAFIE DELLA VISITA: