La Giornata Mondiale dell’Acqua rappresenta non tanto un appuntamento da festeggiare ma piuttosto un buon momento di riflessione, come ha avuto da dire in una recente intervista il Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua l’Ordine e il Collegio degli Ingegneri di Venezia hanno voluto fare il punto sulla situazione della laguna veneziana. Un momento di riflessione sul passato dell’ambiente lagunare, sullo stato attuale della laguna e su quelle che potranno essere le sue prospettive future. “La laguna ieri, oggi e domani” è appunto il tema del convegno che si è svolto nella sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
L' obiettivo principale è stato di fornire ai cittadini un quadro conoscitivo, il più possibile semplice e sintetico, delle principali questioni legate alla salvaguardia di Venezia e al governo dell’ecosistema lagunare, in continuità con la XXXVII edizione del Premio “Pietro Torta” per il restauro di Venezia, recentemente assegnato a tutti i cittadini veneziani resilienti e quotidianamente attivi per mantenere la loro città viva e vitale. Proprio a loro, infatti, l’Ordine e il Collegio degli Ingegneri di Venezia hanno voluto fornire con il convegno di oggi un quadro il più possibile semplice e chiaro della situazione della laguna.
Il convegno si è svolto grazie alla collaborazione e con il patrocinio dell’Istituto Veneto di Scienza Lettere ed Arti (http://www.istitutoveneto.it) e dell’Associazione Idrotecnica Italiana - Sezione Veneta (http://www.idrotecnicaitaliana.it)
Il Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo, in qualità di presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, con un videomessaggio ha aperto i lavori della conferenza, riproponendo l’idea di una “militanza” per Venezia, “Il cui modello di sviluppo economico e sociale, di salvaguardia, non può aspettare a lungo”. Non certo “ I sessant’anni che ci sono voluti per fare il Mose. In questo caso il problema cronico che si profila, a mio giudizio, diventa essenziale”.
Il Video dell’intervento del Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo
Marco Zanetto (collaboratore istituto di Studi Ecumenici di Venezia e Roma, Membro dell'Ateneo Veneto per la Storia Veneta e Membro dell'Associazione dei Cavalieri di San Marco)
Un certo Leonardo da Vinci amava sostenere che "le acque van trattate dolcemente". Ben lo sanno, sin dai tempi dei Veneti antichi, gli uomini e le donne della laguna. Una delle "anime" di questa relazione consiste nel rammentare il "filo rosso" che collega il periodo dei Veneti antichi a quello rivoaltino e veneziano a proposito della consapevolezza della necessità della salvaguardia del delicato ecosistema lagunare (il termine "laguna" compare solo poco dopo il Mille, prima si utilizzava quello di "stagna"). Dal Medioevo in poi, possiamo distinguere quattro fasi cronologiche: nella prima si cerca di regolare e di arginare al meglio gli alvei fluviali sin dalla pianura (dal XII al XIV secolo). Nella seconda si deviano le foci dei fiumi maggiori dalla laguna al mare (nel XVI e nel XVII secolo).
Nella terza si perfeziona il tutto, per impedire sia l'erosione e sia gli interrimenti paludosi, grazie anche ai "tagi". Nella quarta ci si concentra nell'erezione dei poderosi "murazzi" (dal 1738). Prestigiose personalità si avvicendano in questa indefessa opera lungo il corso dei secoli: da Marco Corner a Cristoforo Sabbadin, da Vincenzo Maria Coronelli a Bernardino Zendrini, solo per citarne alcuni. Sin dal 1412 unicamente lo Stato marciano può e deve sovrintendere alla salvaguardia lagunare.
La presentazione di Marco Zanetto
Antonio Rusconi (già componente del Consiglio Superiore dei LL.PP., Direttore del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale e Segretario Generale dell’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico)
La relazione descrive sinteticamente i fatti salienti che hanno riguardato direttamente la laguna di Venezia nell’arco temporale di 160 anni, dal 1805, con l’insediamento del Governo Italico di Bonaparte, al 1966, anno del disastroso diluvio che ha colpito anche la laguna di Venezia.
Il decennio napoleonico ha visto un rinnovato approccio nei confronti della laguna, finalizzato soprattutto ad assicurare la navigazione per scopi militari. I Francesi avviarono i lavori di costruzione della diga nord della bocca di Malamocco e, contestualmente, realizzarono la prima carta topo-batimetrica della laguna con il rilievo dei fondali dei canali e dei bassifondi.
Il periodo austriaco dal 1815 al 1866 vide un articolato approccio alle principali tematiche lagunari, grazie soprattutto alla figura dell’idraulico Pietro Paleocapa, funzionario delle Pubbliche Costruzioni. La relazione richiama i tre ambiti principali dell’azione del Governo Asburgico: il piano Fossombroni-Paleocapa con la reimmissione del 1840 del Brenta in laguna, l’emanazione del Regolamento lagunare un anno dopo, comprensivi del censimento delle valli da pesca, e la ripresa dei lavori del porto di Malamocco.
L’annessione del Veneto al Regno d’Italia nel 1866 comportò l’immediato insediamento di una Commissione Governativa per il miglioramento della laguna e dei porti veneti. Ultimati i lavori alla bocca di Malamocco, iniziò la sistemazione del porto di lido mentre, a seguito degli imbonimenti causati dal Brenta in laguna di Chioggia, venne decisa la sua estromissione che si concluse alla fine del secolo. Dopo che si erano arenate le nuove proposte di riforma del Regolamento per la conservazione della laguna nei riguardi della navigazione e del buon regime dei porti, finalmente nel 1907 venne ricostituito il glorioso Magistrato alle Acque, la cui azione fu particolarmente importante soprattutto negli anni compresi tra le due Guerre mondiali.
La relazione descrive quindi le cause del declino del Magistrato, a partire dagli anni ’60 del ‘900, per varie cause, naturali, antropiche e amministrative con il decentramento amministrativo di molte sue funzioni. Il diluvio del novembre 1966 provocò uno scossone anche legislativo con le successive leggi speciali di salvaguardia di Venezia e di potenziamento del Magistrato alle Acque.
La presentazione di Antonio Rusconi
Maurizio Ferla
Membro della Commissione Nazionale Grandi Rischi, componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Idrotecnica Italiana, già Direttore del Centro Nazionale per la protezione della fascia costiera presso ISPRA
La laguna di Venezia con i suoi 500 km2 è tra le più estese in Mediterraneo. Si tratta di un ambiente storicamente antropizzato dove coesistono particolari realtà urbane, le industrie di Porto Marghera, le attività turistiche e commerciali del Porto di Venezia, la pesca. Da circa un secolo la laguna è interessata da un progressivo processo di degrado morfologico legato all’accresciuta forza delle correnti di marea, alla crescita relativa del livello medio del mare, all’azione erosiva sui bassi fondali indotta dal moto ondoso innescato da venti locali e dalla navigazione, soprattutto lungo i grandi canali interni. Per fronteggiare tale processo, da circa trent’anni sono stati intrapresi numerosi interventi di recupero morfologico, principalmente ricostruzione di barene e velme, utilizzando sedimenti provenienti dai dragaggi dei canali lagunari. Ciò è stato reso possibile grazie all’adozione, avvenuta nel 1993, di un protocollo di gestione dei sedimenti basato sulla sola caratterizzazione chimica condotta su valori di riferimento di una decina di contaminanti (metalli pesanti, IPA, ecc.). Dopo circa un ventennio di studi promossi dal Magistrato alle Acque sullo stato di contaminazione dei sedimenti e condotti con il concorso di Università ed enti di ricerca, nel 2017 è stato intrapreso un nuovo percorso con l’obbiettivo di ottenere un nuovo protocollo coerente con le più aggiornate conoscenze in tema di rischio ambientale e in armonia con le direttive europee nel frattempo intervenute per ciò che riguarda le acque, i rifiuti, e la tutela degli ecosistemi. L’attenzione è stata quindi rivolta verso la possibilità di adottare un nuovo approccio, cosiddetto Weight of Evidence (WoE), già codificato in ambito marino, basato sulla integrazione di più linee di evidenza (chimica, ecostossicologica e di bioaccumulo) e sull’impiego di appositi indici, cosiddetti Hazard Quotient (HQ), da calcolare sulle base delle analisi chimiche, dei test di tossicità e dei saggi sul bioaccumulo. Ciò è stato possibile grazie alla enorme mole di dati raccolti attraverso i predetti studi che quindi hanno consentito di definire specifici benchmark di riferimento per la laguna di Venezia per il calcolo degli HQ e la definizione di apposite soglie di rischio per ciascuna linea di evidenza. La messa punto di tale metodologia ha richiesto un notevole impegno da parte degli enti di ricerca e delle istituzioni di riferimento per la messa a punto dell’allegato tecnico che fa parte del Decreto Ministeriale 22 maggio2023 n° 86 rubricato come “Regolamento recante disposizioni per il rilascio delle autorizzazioni per la movimentazione, in aree di mare ubicate all'interno del contermine lagunare di Venezia, dei sedimenti risultanti dall'escavo dei fondali del contermine lagunare”. Il Decreto, già in fase di applicazione, estende il set di sostanze contaminanti da indagare rendendolo coerente con quello definito dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) per i corpi idrici di transizione, definisce i protocolli per i test biologi e individua 5 classi di qualità per i sedimenti in base alle quali stabilire le relative opzioni gestione.
La presentazione di Maurizio Ferla
Andrea Braidot (dirigente della sezione risorse idriche dell’Autorità di bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e componente della Commissione di Salvaguardia)
La recente Direttiva 2000/60/CE, più nota come Direttiva Quadro sulle Acque, rappresenta un’importante opportunità per la valorizzazione, sotto il profilo ambientale, dell’ambito lagunare di Venezia. In particolare, il Piano di gestione delle acque, che della direttiva rappresenta il principale strumento di implementazione, analizza dettagliatamente l’ambito lagunare, identificando le pressioni antropiche significative che insistono direttamente sullo specchio acqueo ovvero, indirettamente, attraverso il bacino scolante. Il monitoraggio della qualità ambientale mette in evidenza una condizione particolarmente critica dello stato ecologico e dello stato chimico, pur individuando alcuni potenziali significativi margini di miglioramento per lo stato ecologico. In tal senso dovrebbe essere intrapreso un percorso graduale, condiviso e sostenibile in grado di arrestare/invertire i processi di degrado morfologico della laguna intervenendo in particolare sul moto ondoso, sulla portualità e favorendo il ripristino degli habitat e della vegetazione lagunare. Un ruolo fondamentale potrà essere pertanto offerto dal Piano morfologico della laguna di Venezia, in fase di aggiornamento.
La presentazione di Andrea Braidot
Attilio Adami (Università degli Studi di Padova, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento ICEA)
Intervento tenuto da Antonio Rusconi per l’assenza del Prof. Adami
Alla luce dell’aumento del livello del mare che ormai è una realtà consolidata - a Venezia si attende, anticipatamente rispetto alle previsioni effettuate pochi anni fa, nello scenario più probabile, circa un metro di medio mare relativo in più (comprensivo della subsidenza) - cosa dobbiamo fare per non perdere questo patrimonio ambientale, storico, artistico? Per mantenere viva quella che potrebbe diventare la città del futuro per qualità della vita? Va individuata una nuova idea di Venezia, ripensando questa realtà metropolitana. Appare quindi indispensabile prendersi per tempo per valutare possibili opere di mitigazione. Una prima ipotesi potrebbe essere la bonifica idraulica della laguna mediante argini a mare, idrovore e reti di canali di drenaggio. Una seconda ipotesi, diametralmente opposta, potrebbe essere la separazione della laguna dal mare con opere fisse, utilizzando impianti di pompaggio. Il cuore del problema va ricondotto alla sopravvivenza del centro storico e delle isole. In questa seconda ipotesi, guardando la laguna, si prevede di isolare una parte di essa, comprendente centro storico e isole principali, separandola dal mare e verificandola costantemente sotto il profilo idraulico e ambientale. La parte esterna a tale ambito dovrebbe invece comunicare liberamente con il mare attraverso le bocche di Chioggia, Malamocco e Treporti. Questo non porterebbe grossi cambiamenti alla vita nella città lagunare e nelle isole: la qualità delle acque sarebbe molto controllata, la navigazione da diporto e commerciale non subirebbe profonde variazioni rispetto al regime attuale.
La presentazione di Attilio Adami letta da Antonio Rusconi
Antonello Brunetti (Avvocatura dello Stato)
Nel quadro generale sulle competenze del nuovo Magistrato, l’ intervento si vuole collegare con quelli dei precedenti relatori allo scopo di evidenziare il rilievo giuridico delle tematiche trattate per lo più sotto il profilo tecnico, e le modalità attraverso cui si coordinano tra loro in un insieme giuridicamente coerente nel definire il nuovo quadro di competenze, nel più generale quadro dei principi generali, anche costituzionali e sovranazionali, in cui si deve collocare la salvaguardia di Venezia.
Il tutto attraverso il richiamo di esempi, vicende significative, criticità da affrontare, allo scopo di evidenziare come astratte e aride regole prendono vita nell’esperienza giornaliera di chi si confronta con i problemi lagunari.
Maurizio Pozzato (Vicepresidente Ordine Ingegneri Venezia, membro del Consiglio di Amministrazione Fondazione Ingegneri Veneziani, Past-President Collegio Ingegneri Venezia) così riassume la giornata e detta alcune interessanti conclusioni che vogliamo condividere:
L’evento odierno ha avuto per obiettivo fornire ai cittadini un quadro conoscitivo delle questioni legate alla salvaguardia di Venezia e dell’ecosistema lagunare, facendo seguito all’evento del settembre scorso “Il governo delle acque durante la Repubblica Veneta”, senza dimenticare quello del febbraio 2022 “Il futuro della laguna di Venezia- Oltre trent’anni di studi, ricerche, esperimenti e opere”.
Dopo una rapida rassegna di quanto fatto ieri dalla Repubblica Serenissima (con l’attenzione alla salvaguardia della laguna e la conseguente messa a disposizione di risorse economiche fin dai tempi antichi) e dal Magistrato alle Acque nel secolo scorso, siamo passati a fare un quadro della situazione attuale, con il Mose quasi completato e comunque in funzione da tre anni, con una particolare attenzione alle problematiche ambientali legate all’esercizio delle paratoie (stato morfologico della laguna e la compatibilità con le attività del porto), avendo anche a mente le indicazioni introdotte dalla normativa comunitaria in materia di acque, alluvioni e habitat.
Abbiamo fatto anche un passo verso il futuro, con delle proposte visionarie, come peraltro aveva fatto il secolo scorso anche l’ing. Miozzi, altro visionario che ha lasciato un segno concreto a Venezia.
Abbiamo sentito, con una certa preoccupazione, quali sono i gravosi compiti che aspettano l’Autorità per la Laguna che sta insediandosi proprio in queste settimane e che sarà nostra cura invitare alle nostre future iniziative in tema di salvaguardia della laguna.
Assieme al prof. Andrea Rinaldo, abbiamo condiviso la grande preoccupazione per il futuro di Venezia e della sua laguna, anche e soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici ormai sempre più evidenti: l’entrata in funzione del sistema Mose assicurando la difesa fisica dalle acque alte ci concede un minimo di tempo per prendere decisioni anche drastiche ed importanti per il futuro: ci son voluti quasi 60 anni per realizzare il Mose, non possiamo permetterci di perdere tempo, il mondo cambia velocemente e noi dobbiamo adattarci.
Nel recente incontro della nostra Commissione “Mose ed acque alte” che si occupa dell’argomento si è rilevato che l’istituzione dell’Autorità per la laguna è una svolta importante perché cambia l’impostazione delle leggi speciali per Venezia attribuendo la competenza della salvaguardia ad una nuova autorità provvista di ampia autonomia, ma si sente bisogno di una rinnovata legge speciale che fornisca indirizzi politici e principi fondamentali più attuali.
Si è ricordato che già negli ultimi 10-12 anni l’Ordine ed il Collegio hanno fornito un proprio personale contributo al dibattito sui progetti di legge (PdL) pubblicati ed in discussione al Parlamento, come d'altronde hanno fornito delle proposte originali nel corso del dibattito sul D.L. di istituzione dell’Autorità.
Proprio ispirandosi al passato recente si è ricordato che nel 1975 il Min. LL.PP., in conseguenza dell’alluvione del 1966, con una legge specifica, la n. 404, bandiva un concorso internazionale “per la esecuzione delle opere necessarie ai fini della conservazione dell’equilibrio idrogeologico della Laguna di Venezia e dell’abbattimento delle acque alte nei centri storici”
Oggi di fronte alla nuova emergenza (climatica), a distanza di 50 anni, è possibile pensare ad una analoga iniziativa, anche in considerazione dell’eco a livello internazionale che ha avuto la difesa di Venezia dalle acque alte in questi anni.
E’ stato infine ribadito il ruolo della nostra comunità di ingegneri, ossia quello di proporre una informazione puntuale e condivisa, promuovere dibattiti, mettere a disposizione conoscenze ed esperienze, e la nostra responsabilità di essere presenti, stimolanti e propositivi, come nostro primo compito per il futuro coinvolgendo tutti gli attori necessari, in primis la nuova Autorità per la Laguna.
Ecco alcune foto del convegno
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua l’Ordine e il Collegio degli Ingegneri di Venezia hanno voluto fare il punto sulla situazione della laguna veneziana. Un momento di riflessione sul passato dell’ambiente lagunare, sullo stato attuale della laguna e su quelle che potranno essere le sue prospettive future. “La laguna ieri, oggi e domani” è appunto il tema del convegno che si è svolto nella sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
L' obiettivo principale è stato di fornire ai cittadini un quadro conoscitivo, il più possibile semplice e sintetico, delle principali questioni legate alla salvaguardia di Venezia e al governo dell’ecosistema lagunare, in continuità con la XXXVII edizione del Premio “Pietro Torta” per il restauro di Venezia, recentemente assegnato a tutti i cittadini veneziani resilienti e quotidianamente attivi per mantenere la loro città viva e vitale. Proprio a loro, infatti, l’Ordine e il Collegio degli Ingegneri di Venezia hanno voluto fornire con il convegno di oggi un quadro il più possibile semplice e chiaro della situazione della laguna.
Il convegno si è svolto grazie alla collaborazione e con il patrocinio dell’Istituto Veneto di Scienza Lettere ed Arti (http://www.istitutoveneto.it) e dell’Associazione Idrotecnica Italiana - Sezione Veneta (http://www.idrotecnicaitaliana.it)
Il Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo, in qualità di presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, con un videomessaggio ha aperto i lavori della conferenza, riproponendo l’idea di una “militanza” per Venezia, “Il cui modello di sviluppo economico e sociale, di salvaguardia, non può aspettare a lungo”. Non certo “ I sessant’anni che ci sono voluti per fare il Mose. In questo caso il problema cronico che si profila, a mio giudizio, diventa essenziale”.
Il Video dell’intervento del Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo
Il Presidente del Collegio Ingegneri Venezia, Sandro Boato, ha introdotto l'argomento portando anche i saluti del Presidente dell'Ordine Mariano Carraro; a seguire l'intervento di Vincenzo Bixio, Presidente dell' Associazione Idrotecnica Italiana Sezione Veneta, sponsor dell'evento.
Ecco il testo dell'intervento di Sandro Boato:
Alcuni interventi:
Marco Zanetto (collaboratore istituto di Studi Ecumenici di Venezia e Roma, Membro dell'Ateneo Veneto per la Storia Veneta e Membro dell'Associazione dei Cavalieri di San Marco)
Un certo Leonardo da Vinci amava sostenere che "le acque van trattate dolcemente". Ben lo sanno, sin dai tempi dei Veneti antichi, gli uomini e le donne della laguna. Una delle "anime" di questa relazione consiste nel rammentare il "filo rosso" che collega il periodo dei Veneti antichi a quello rivoaltino e veneziano a proposito della consapevolezza della necessità della salvaguardia del delicato ecosistema lagunare (il termine "laguna" compare solo poco dopo il Mille, prima si utilizzava quello di "stagna"). Dal Medioevo in poi, possiamo distinguere quattro fasi cronologiche: nella prima si cerca di regolare e di arginare al meglio gli alvei fluviali sin dalla pianura (dal XII al XIV secolo). Nella seconda si deviano le foci dei fiumi maggiori dalla laguna al mare (nel XVI e nel XVII secolo).
Nella terza si perfeziona il tutto, per impedire sia l'erosione e sia gli interrimenti paludosi, grazie anche ai "tagi". Nella quarta ci si concentra nell'erezione dei poderosi "murazzi" (dal 1738). Prestigiose personalità si avvicendano in questa indefessa opera lungo il corso dei secoli: da Marco Corner a Cristoforo Sabbadin, da Vincenzo Maria Coronelli a Bernardino Zendrini, solo per citarne alcuni. Sin dal 1412 unicamente lo Stato marciano può e deve sovrintendere alla salvaguardia lagunare.
La presentazione di Marco Zanetto
Antonio Rusconi (già componente del Consiglio Superiore dei LL.PP., Direttore del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale e Segretario Generale dell’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico)
La relazione descrive sinteticamente i fatti salienti che hanno riguardato direttamente la laguna di Venezia nell’arco temporale di 160 anni, dal 1805, con l’insediamento del Governo Italico di Bonaparte, al 1966, anno del disastroso diluvio che ha colpito anche la laguna di Venezia.
Il decennio napoleonico ha visto un rinnovato approccio nei confronti della laguna, finalizzato soprattutto ad assicurare la navigazione per scopi militari. I Francesi avviarono i lavori di costruzione della diga nord della bocca di Malamocco e, contestualmente, realizzarono la prima carta topo-batimetrica della laguna con il rilievo dei fondali dei canali e dei bassifondi.
Il periodo austriaco dal 1815 al 1866 vide un articolato approccio alle principali tematiche lagunari, grazie soprattutto alla figura dell’idraulico Pietro Paleocapa, funzionario delle Pubbliche Costruzioni. La relazione richiama i tre ambiti principali dell’azione del Governo Asburgico: il piano Fossombroni-Paleocapa con la reimmissione del 1840 del Brenta in laguna, l’emanazione del Regolamento lagunare un anno dopo, comprensivi del censimento delle valli da pesca, e la ripresa dei lavori del porto di Malamocco.
L’annessione del Veneto al Regno d’Italia nel 1866 comportò l’immediato insediamento di una Commissione Governativa per il miglioramento della laguna e dei porti veneti. Ultimati i lavori alla bocca di Malamocco, iniziò la sistemazione del porto di lido mentre, a seguito degli imbonimenti causati dal Brenta in laguna di Chioggia, venne decisa la sua estromissione che si concluse alla fine del secolo. Dopo che si erano arenate le nuove proposte di riforma del Regolamento per la conservazione della laguna nei riguardi della navigazione e del buon regime dei porti, finalmente nel 1907 venne ricostituito il glorioso Magistrato alle Acque, la cui azione fu particolarmente importante soprattutto negli anni compresi tra le due Guerre mondiali.
La relazione descrive quindi le cause del declino del Magistrato, a partire dagli anni ’60 del ‘900, per varie cause, naturali, antropiche e amministrative con il decentramento amministrativo di molte sue funzioni. Il diluvio del novembre 1966 provocò uno scossone anche legislativo con le successive leggi speciali di salvaguardia di Venezia e di potenziamento del Magistrato alle Acque.
La presentazione di Antonio Rusconi
Maurizio Ferla
Membro della Commissione Nazionale Grandi Rischi, componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Idrotecnica Italiana, già Direttore del Centro Nazionale per la protezione della fascia costiera presso ISPRA
La laguna di Venezia con i suoi 500 km2 è tra le più estese in Mediterraneo. Si tratta di un ambiente storicamente antropizzato dove coesistono particolari realtà urbane, le industrie di Porto Marghera, le attività turistiche e commerciali del Porto di Venezia, la pesca. Da circa un secolo la laguna è interessata da un progressivo processo di degrado morfologico legato all’accresciuta forza delle correnti di marea, alla crescita relativa del livello medio del mare, all’azione erosiva sui bassi fondali indotta dal moto ondoso innescato da venti locali e dalla navigazione, soprattutto lungo i grandi canali interni. Per fronteggiare tale processo, da circa trent’anni sono stati intrapresi numerosi interventi di recupero morfologico, principalmente ricostruzione di barene e velme, utilizzando sedimenti provenienti dai dragaggi dei canali lagunari. Ciò è stato reso possibile grazie all’adozione, avvenuta nel 1993, di un protocollo di gestione dei sedimenti basato sulla sola caratterizzazione chimica condotta su valori di riferimento di una decina di contaminanti (metalli pesanti, IPA, ecc.). Dopo circa un ventennio di studi promossi dal Magistrato alle Acque sullo stato di contaminazione dei sedimenti e condotti con il concorso di Università ed enti di ricerca, nel 2017 è stato intrapreso un nuovo percorso con l’obbiettivo di ottenere un nuovo protocollo coerente con le più aggiornate conoscenze in tema di rischio ambientale e in armonia con le direttive europee nel frattempo intervenute per ciò che riguarda le acque, i rifiuti, e la tutela degli ecosistemi. L’attenzione è stata quindi rivolta verso la possibilità di adottare un nuovo approccio, cosiddetto Weight of Evidence (WoE), già codificato in ambito marino, basato sulla integrazione di più linee di evidenza (chimica, ecostossicologica e di bioaccumulo) e sull’impiego di appositi indici, cosiddetti Hazard Quotient (HQ), da calcolare sulle base delle analisi chimiche, dei test di tossicità e dei saggi sul bioaccumulo. Ciò è stato possibile grazie alla enorme mole di dati raccolti attraverso i predetti studi che quindi hanno consentito di definire specifici benchmark di riferimento per la laguna di Venezia per il calcolo degli HQ e la definizione di apposite soglie di rischio per ciascuna linea di evidenza. La messa punto di tale metodologia ha richiesto un notevole impegno da parte degli enti di ricerca e delle istituzioni di riferimento per la messa a punto dell’allegato tecnico che fa parte del Decreto Ministeriale 22 maggio2023 n° 86 rubricato come “Regolamento recante disposizioni per il rilascio delle autorizzazioni per la movimentazione, in aree di mare ubicate all'interno del contermine lagunare di Venezia, dei sedimenti risultanti dall'escavo dei fondali del contermine lagunare”. Il Decreto, già in fase di applicazione, estende il set di sostanze contaminanti da indagare rendendolo coerente con quello definito dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) per i corpi idrici di transizione, definisce i protocolli per i test biologi e individua 5 classi di qualità per i sedimenti in base alle quali stabilire le relative opzioni gestione.
La presentazione di Maurizio Ferla
Andrea Braidot (dirigente della sezione risorse idriche dell’Autorità di bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e componente della Commissione di Salvaguardia)
La recente Direttiva 2000/60/CE, più nota come Direttiva Quadro sulle Acque, rappresenta un’importante opportunità per la valorizzazione, sotto il profilo ambientale, dell’ambito lagunare di Venezia. In particolare, il Piano di gestione delle acque, che della direttiva rappresenta il principale strumento di implementazione, analizza dettagliatamente l’ambito lagunare, identificando le pressioni antropiche significative che insistono direttamente sullo specchio acqueo ovvero, indirettamente, attraverso il bacino scolante. Il monitoraggio della qualità ambientale mette in evidenza una condizione particolarmente critica dello stato ecologico e dello stato chimico, pur individuando alcuni potenziali significativi margini di miglioramento per lo stato ecologico. In tal senso dovrebbe essere intrapreso un percorso graduale, condiviso e sostenibile in grado di arrestare/invertire i processi di degrado morfologico della laguna intervenendo in particolare sul moto ondoso, sulla portualità e favorendo il ripristino degli habitat e della vegetazione lagunare. Un ruolo fondamentale potrà essere pertanto offerto dal Piano morfologico della laguna di Venezia, in fase di aggiornamento.
La presentazione di Andrea Braidot
Attilio Adami (Università degli Studi di Padova, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento ICEA)
Intervento tenuto da Antonio Rusconi per l’assenza del Prof. Adami
Alla luce dell’aumento del livello del mare che ormai è una realtà consolidata - a Venezia si attende, anticipatamente rispetto alle previsioni effettuate pochi anni fa, nello scenario più probabile, circa un metro di medio mare relativo in più (comprensivo della subsidenza) - cosa dobbiamo fare per non perdere questo patrimonio ambientale, storico, artistico? Per mantenere viva quella che potrebbe diventare la città del futuro per qualità della vita? Va individuata una nuova idea di Venezia, ripensando questa realtà metropolitana. Appare quindi indispensabile prendersi per tempo per valutare possibili opere di mitigazione. Una prima ipotesi potrebbe essere la bonifica idraulica della laguna mediante argini a mare, idrovore e reti di canali di drenaggio. Una seconda ipotesi, diametralmente opposta, potrebbe essere la separazione della laguna dal mare con opere fisse, utilizzando impianti di pompaggio. Il cuore del problema va ricondotto alla sopravvivenza del centro storico e delle isole. In questa seconda ipotesi, guardando la laguna, si prevede di isolare una parte di essa, comprendente centro storico e isole principali, separandola dal mare e verificandola costantemente sotto il profilo idraulico e ambientale. La parte esterna a tale ambito dovrebbe invece comunicare liberamente con il mare attraverso le bocche di Chioggia, Malamocco e Treporti. Questo non porterebbe grossi cambiamenti alla vita nella città lagunare e nelle isole: la qualità delle acque sarebbe molto controllata, la navigazione da diporto e commerciale non subirebbe profonde variazioni rispetto al regime attuale.
La presentazione di Attilio Adami letta da Antonio Rusconi
Antonello Brunetti (Avvocatura dello Stato)
Nel quadro generale sulle competenze del nuovo Magistrato, l’ intervento si vuole collegare con quelli dei precedenti relatori allo scopo di evidenziare il rilievo giuridico delle tematiche trattate per lo più sotto il profilo tecnico, e le modalità attraverso cui si coordinano tra loro in un insieme giuridicamente coerente nel definire il nuovo quadro di competenze, nel più generale quadro dei principi generali, anche costituzionali e sovranazionali, in cui si deve collocare la salvaguardia di Venezia.
Il tutto attraverso il richiamo di esempi, vicende significative, criticità da affrontare, allo scopo di evidenziare come astratte e aride regole prendono vita nell’esperienza giornaliera di chi si confronta con i problemi lagunari.
Maurizio Pozzato (Vicepresidente Ordine Ingegneri Venezia, membro del Consiglio di Amministrazione Fondazione Ingegneri Veneziani, Past-President Collegio Ingegneri Venezia) così riassume la giornata e detta alcune interessanti conclusioni che vogliamo condividere:
L’evento odierno ha avuto per obiettivo fornire ai cittadini un quadro conoscitivo delle questioni legate alla salvaguardia di Venezia e dell’ecosistema lagunare, facendo seguito all’evento del settembre scorso “Il governo delle acque durante la Repubblica Veneta”, senza dimenticare quello del febbraio 2022 “Il futuro della laguna di Venezia- Oltre trent’anni di studi, ricerche, esperimenti e opere”.
Dopo una rapida rassegna di quanto fatto ieri dalla Repubblica Serenissima (con l’attenzione alla salvaguardia della laguna e la conseguente messa a disposizione di risorse economiche fin dai tempi antichi) e dal Magistrato alle Acque nel secolo scorso, siamo passati a fare un quadro della situazione attuale, con il Mose quasi completato e comunque in funzione da tre anni, con una particolare attenzione alle problematiche ambientali legate all’esercizio delle paratoie (stato morfologico della laguna e la compatibilità con le attività del porto), avendo anche a mente le indicazioni introdotte dalla normativa comunitaria in materia di acque, alluvioni e habitat.
Abbiamo fatto anche un passo verso il futuro, con delle proposte visionarie, come peraltro aveva fatto il secolo scorso anche l’ing. Miozzi, altro visionario che ha lasciato un segno concreto a Venezia.
Abbiamo sentito, con una certa preoccupazione, quali sono i gravosi compiti che aspettano l’Autorità per la Laguna che sta insediandosi proprio in queste settimane e che sarà nostra cura invitare alle nostre future iniziative in tema di salvaguardia della laguna.
Assieme al prof. Andrea Rinaldo, abbiamo condiviso la grande preoccupazione per il futuro di Venezia e della sua laguna, anche e soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici ormai sempre più evidenti: l’entrata in funzione del sistema Mose assicurando la difesa fisica dalle acque alte ci concede un minimo di tempo per prendere decisioni anche drastiche ed importanti per il futuro: ci son voluti quasi 60 anni per realizzare il Mose, non possiamo permetterci di perdere tempo, il mondo cambia velocemente e noi dobbiamo adattarci.
Nel recente incontro della nostra Commissione “Mose ed acque alte” che si occupa dell’argomento si è rilevato che l’istituzione dell’Autorità per la laguna è una svolta importante perché cambia l’impostazione delle leggi speciali per Venezia attribuendo la competenza della salvaguardia ad una nuova autorità provvista di ampia autonomia, ma si sente bisogno di una rinnovata legge speciale che fornisca indirizzi politici e principi fondamentali più attuali.
Si è ricordato che già negli ultimi 10-12 anni l’Ordine ed il Collegio hanno fornito un proprio personale contributo al dibattito sui progetti di legge (PdL) pubblicati ed in discussione al Parlamento, come d'altronde hanno fornito delle proposte originali nel corso del dibattito sul D.L. di istituzione dell’Autorità.
Proprio ispirandosi al passato recente si è ricordato che nel 1975 il Min. LL.PP., in conseguenza dell’alluvione del 1966, con una legge specifica, la n. 404, bandiva un concorso internazionale “per la esecuzione delle opere necessarie ai fini della conservazione dell’equilibrio idrogeologico della Laguna di Venezia e dell’abbattimento delle acque alte nei centri storici”
Oggi di fronte alla nuova emergenza (climatica), a distanza di 50 anni, è possibile pensare ad una analoga iniziativa, anche in considerazione dell’eco a livello internazionale che ha avuto la difesa di Venezia dalle acque alte in questi anni.
E’ stato infine ribadito il ruolo della nostra comunità di ingegneri, ossia quello di proporre una informazione puntuale e condivisa, promuovere dibattiti, mettere a disposizione conoscenze ed esperienze, e la nostra responsabilità di essere presenti, stimolanti e propositivi, come nostro primo compito per il futuro coinvolgendo tutti gli attori necessari, in primis la nuova Autorità per la Laguna.
Il video del convegno
Ecco alcune foto del convegno