Il Collegio Ingegneri di Venezia ha organizzato, il giorno 8 novembre 2025, una visita guidata alla mostra Munch La rivoluzione espressionista, (vedi) organizzata dai Musei Civici Veneziani presso il Centro Culturale Candiani di Mestre.
L’esposizione fa parte di un percorso voluto dalla Galleria d’arte Moderna di Cà Pesaro, per esporre al pubblico opere della ricchissima collezione del museo, che normalmente non sono esposte per carenza di spazi.
La mostra, curata da Elisabetta Barisoni, presenta opere conservate a Cà Pesaro e nei suoi archivi, ma anche importanti prestiti provenienti da musei stranieri.
Ci guida e ci aiuta a capire le opere esposte, contestualizzandole negli anni tra Otto e Novecento, come di consueto il prof. Paolo Pistellato, docente e storico dell’arte, ormai ben conosciuto e apprezzato dai nostri soci, per averci accompagnato in numerose visite a mostre, musei e chiese veneziane.
Edward Munch è vissuto tra il 1863 e il 1944, e ha influenzato pesantemente la pittura espressionista, che ha avuto la sua massima espressione in Germania. E in questa mostra troviamo ben rappresentati gli esponenti espressionisti tedeschi, come Max Lieberman, Max Beckman, Erich Hekel, Max Klinger.
La mostra non si limita alle opere del pittore norvegese, ma spazia raffrontandole con altre di artisti suoi contemporanei, e anche molto più tardi, specialmente nell’ultima sezione, chiamata “L’urlo contemporaneo”, che prendendo spunto dall’opera più famosa dell’artista, “L’urlo” appunto, diventata un’icona simbolo dell’angoscia e del dolore, espone alcuni artisti contemporanei, come Marina Abramovich, Renato Guttuso, Emilio Vedova, Zoran Music, Shirin Neshat, che con le loro opere in qualche modo continuano le tematiche di Munch, denunciando le violenze e gli orrori della guerra, dei regimi totalitari, e in ultima analisi i drammi che l’uomo incontra nella sua vita.
Munch fu un punto di riferimento per le rivoluzioni artistiche tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e condivise molte affinità con la corrente simbolista. La sua pittura (e la grafica, le incisioni, ben rappresentate in questa mostra) sono caratterizzati da un’inquietudine costante: la sua vita fu segnata dai lutti, e lui ha trasferito nelle sue opere gli stati d’animo angosciosi, l’incomunicabilità, situazioni di disagio e di tristezza.
Tra gli artisti italiani presenti nella mostra ricordiamo una scultura di Adolfo Wild e una testa di medusa di Arturo Martini, ma non possiamo non segnalare le bellissime incisioni di James Ensor, che rappresentano la morte e i sette vizi capitali.
Una mostra importante, che offre uno sguardo su un periodo storico tormentato, e aiuta a capire, attraverso l’arte, la nostra storia recente.
Come sempre grazie a Paolo Pistellato.
L’esposizione fa parte di un percorso voluto dalla Galleria d’arte Moderna di Cà Pesaro, per esporre al pubblico opere della ricchissima collezione del museo, che normalmente non sono esposte per carenza di spazi.
La mostra, curata da Elisabetta Barisoni, presenta opere conservate a Cà Pesaro e nei suoi archivi, ma anche importanti prestiti provenienti da musei stranieri.
Ci guida e ci aiuta a capire le opere esposte, contestualizzandole negli anni tra Otto e Novecento, come di consueto il prof. Paolo Pistellato, docente e storico dell’arte, ormai ben conosciuto e apprezzato dai nostri soci, per averci accompagnato in numerose visite a mostre, musei e chiese veneziane.
Edward Munch è vissuto tra il 1863 e il 1944, e ha influenzato pesantemente la pittura espressionista, che ha avuto la sua massima espressione in Germania. E in questa mostra troviamo ben rappresentati gli esponenti espressionisti tedeschi, come Max Lieberman, Max Beckman, Erich Hekel, Max Klinger.
La mostra non si limita alle opere del pittore norvegese, ma spazia raffrontandole con altre di artisti suoi contemporanei, e anche molto più tardi, specialmente nell’ultima sezione, chiamata “L’urlo contemporaneo”, che prendendo spunto dall’opera più famosa dell’artista, “L’urlo” appunto, diventata un’icona simbolo dell’angoscia e del dolore, espone alcuni artisti contemporanei, come Marina Abramovich, Renato Guttuso, Emilio Vedova, Zoran Music, Shirin Neshat, che con le loro opere in qualche modo continuano le tematiche di Munch, denunciando le violenze e gli orrori della guerra, dei regimi totalitari, e in ultima analisi i drammi che l’uomo incontra nella sua vita.
Munch fu un punto di riferimento per le rivoluzioni artistiche tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e condivise molte affinità con la corrente simbolista. La sua pittura (e la grafica, le incisioni, ben rappresentate in questa mostra) sono caratterizzati da un’inquietudine costante: la sua vita fu segnata dai lutti, e lui ha trasferito nelle sue opere gli stati d’animo angosciosi, l’incomunicabilità, situazioni di disagio e di tristezza.
Tra gli artisti italiani presenti nella mostra ricordiamo una scultura di Adolfo Wild e una testa di medusa di Arturo Martini, ma non possiamo non segnalare le bellissime incisioni di James Ensor, che rappresentano la morte e i sette vizi capitali.
Una mostra importante, che offre uno sguardo su un periodo storico tormentato, e aiuta a capire, attraverso l’arte, la nostra storia recente.
Come sempre grazie a Paolo Pistellato.